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Description
Quest’opera affronta il paradosso del sacrificio estremo: "Togliere a se stessi la vita per salvarne un’altra."
Metto in scena una figura scarnificata, prigioniera di un manifesto che recita un ordine freddo e disumano: "Kill to save a life, fast."
Ma qui l’omicidio non è rivolto all’esterno, bensì verso sé stessi, per non logorare chi si ama, per non consumare un’altra esistenza col proprio dolore.
Dal corpo emergono due volti simultanei, uno ride, l’altro urla. Non si sa quale sia il vero o forse lo sono entrambi. Da una parte, la liberazione di sapere di aver fatto del bene; dall’altra, la disperazione per l’annientamento personale.
È la contraddizione del sacrificio: "Vita che nasce da morte, gioia che convive con sofferenza."
L’opera costringe a guardare l’assurdità e la potenza di questo gesto.
A chiederci: quanto vale la mia esistenza se la mia permanenza diventa il peso che schiaccia chi amo? Sacrificio non offre risposte, ma mette a nudo il dolore e la complessità di una scelta che si colloca tra amore e autodistruzione.
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