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Questa non è una scala. È una condanna, scelta volontariamente.
Un cammino affilato come una vite tagliente, come il giudizio di chi aspetta in cima.
Ogni passo è un compromesso mancato, ogni spirale è una tentazione evitata per un soffio.
Sotto di lui, le montagne non sono di pietra, ma di vizi:
fumo, alcol, droghe, lussuria, invidia, potere facile.
Basta scivolare, basta cadere ed è tutto finito,

o forse no.

Lui intanto continua.
Con la fronte sudata, la mano tesa per non essere accecato dalla luce.
Una luce che non è redenzione.

È una luce familiare.
È il peso del nome che porta.
È la promessa silenziosa:
“Diventerò più grande di te, ma non per superarti.
Lo farò per renderti fiero di avermi generato.”
Questa non è un’ascesa spirituale.
È una guerra silenziosa contro se stesso.
Il male non lo aspetta in fondo.
Lo segue, passo dopo passo.
Ma lui ha deciso:
"Finché avrò fiato, io salirò."